Misure cautelari – Requisiti

1) Tribunale di Lodi del 18 maggio 2023

Composizione negoziata – Misure cautelari – Strumentalità - Risanamento

Dall’art. 19, co. 1, C.C.I.I. si ricava che ai fini della concessione delle misure cautelari queste devono essere strumentali a tutelare le trattative nell’ambito della procedura di composizione negoziata, al fine di portare a compimento il percorso di risanamento e, quindi, non possono costituire strumenti attraverso i quali l’imprenditore ottenga risultati ulteriori e diversi rispetto alla propria ristrutturazione (1);

Attraverso le misure cautelari non è possibile imporre un facere alla controparte coinvolta nelle trattative, posto che, diversamente, l’imprenditore potrebbe ottenere tramite la negoziazione risultati non ottenibili nemmeno all’esito di un contenzioso o che comunque richiedano un contenzioso (2)

(1-2) Si segnala un interessante provvedimento del Tribunale di Lodi in materia di misure cautelari nell’ambito della composizione negoziata della crisi d’impresa.

Nel caso esaminato dal giudice lodigiano, una società presentava istanza di conferma delle misure protettive e chiedeva la concessione di diverse misure cautelari.
In particolare, in relazione a quest’ultime la stessa instava per: i) la sospensione dell’onere di pagamento della quota capitale nei confronti di determinati creditori bancari; ii) sospensione della rateazione in essere del debito fiscale; iii) l’inibitoria per gli istituti di credito di segnalare in Centrale Rischi l’intervenuta sospensione dei pagamenti nel corso delle trattive.

Il Giudice concedeva le misure cautelari di cui ai punti i) e iii). Il tribunale riteneva accoglibile la sospensione del pagamento della quota di capitale degli ammortamenti e delle rateazioni a scadere nei confronti degli istituti finanziari in quanto essa era volta a garantire alla società ricorrente adeguati margini di manovra per attivare e condurre le iniziative di risanamento aziendale. Si stabiliva, peraltro, il divieto per le banche di effettuare le segnalazioni alla Centrale Rischi al fine di non vanificare l’effetto della misura cautelare di sospensione dei pagamenti a scadere. Tale inibitoria si configura quale misura necessaria e complementare alla sospensione dei pagamenti a scadere. Di diverso avviso è il Tribunale di Verona che, con sentenza del 24 aprile 2023 – commentata sul nostro sito, ha rigettato sia l’istanza di concessione della sospensione dei pagamenti sia la richiesta di inibitoria di segnalazioni alla Centrale Rischi della Banca d’Italia. Il giudice veronese, in particolare, ha ritenuto l’istanza di sospensione esorbitante rispetto alla speciale protezione accordata dal legislatore, oltre che incisiva sulla sfera di autonomia delle parti, sulla quale è precluso l’intervento del giudice. Sulla concessione dell’inibitoria, invece, il rigetto è stato motivato con l’assenza di strumentalità rispetto al buon esito delle trattative, atteso che secondo il tribunale l’istanza era finalizzata ad evitare un effetto che già si produce a seguito dell’iscrizione nel registro delle imprese della richiesta di conferma delle misure protettive.

Per quanto attiene invece la richiesta di sospensione della rateazione in essere del debito fiscale, questa veniva rigettata perché appariva funzionale alla continuità e alla prosecuzione dell’attività imprenditoriale, finalità questa non contemplata dall’art. 19 CCII.

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Misure protettive – Coinvolgimento dell'esperto

1. Tribunale di Milano del 14 maggio 2022

Composizione negoziata – Misure protettive –Ruolo dell’esperto – Mediatore interessi contrapposti – Obbligo di riservatezza

La figura dell’esperto è stata introdotta dal legislatore quale professionista negoziatore, terzo e imparziale, deputato ad assistere l’imprenditore nello svolgimento delle trattative, facilitando le stesse e stimolando gli accordi. In ragione della sua competenza, egli è chiamato a coadiuvare le parti nella comunicazione, nella comprensione dei problemi e nella composizione e mediazione degli interessi contrapposti delle stesse. La sua partecipazione alla procedura – coperta dalla garanzia dell’assoluta riservatezza riguardo le informazioni acquisite – è concepita come indispensabile: l’imprenditore è tenuto ad affidarglisi in toto, fornendogli tutte le informazioni necessarie in ordine alla condizione finanziaria della propria impresa e non omettendo nulla.

Composizione negoziata – Misure protettive – Ruolo dell’esperto – Garante della procedura

L’esperto rappresenta il garante della sicurezza delle trattative e dell’assenza di atteggiamenti dilatori o poco trasparenti: ciò implica che il suo coinvolgimento deve essere costante e protrarsi per tutta la durata della procedura, non potendosi arrestare al solo primo incontro finalizzato ad ottenere parere positivo all’accesso alla procedura e la non archiviazione immediata della composizione.

 

2. Tribunale di Verona del 19 giugno 2023

Composizione negoziata – Misure protettive – Mancato coinvolgimento dell’esperto – Tutela riservatezza debitore – Sacrificio creditori

Nella fase iniziale della procedura di composizione negoziata, la documentazione inerente la proposta del piano di risanamento può non essere comunicato ai creditori o all’esperto, né depositata in sede di conferma delle misure protettive per ragioni di riservatezza, ragioni che meritano di essere salvaguardate se e nella misura in cui in tale documentazione vengano in considerazione notizie relative al ciclo produttivo e/o alle attività commerciali la cui diffusione può essere pregiudizievole per la società  o dei terzi contraenti (nella specie si trattavano di due contratti che la società istante aveva concluso con due diversi soggetti).

La mancata comunicazione all’esperto dei contratti che stanno alla base della proposta del piano di risanamento non è un elemento ostativo alla conferma delle misure protettive, in considerazione della fase, allo stato iniziale, della composizione negoziata e del carattere soltanto temporaneo del sacrificio che ne deriva ai creditori ex art. 18, commi 1 e 4, CCII.

 

Composizione negoziata – Misure protettive – Fase iniziale della procedura - Mancato coinvolgimento dell’esperto – Proposta

Non costituisce un ostacolo alla conferma delle misure protettive la circostanza che nella fase iniziale della procedura le linee guida della “manovra finanziaria” siano solo abbozzate, senza che siano stati ancora indicati, in particolare, percentuale e tempi di soddisfacimento riservati ai creditori.

 

(1-2) Si segnalano due provvedimenti interessanti, che giungono a due soluzioni opposte, in tema del coinvolgimento dell’espero nel procedimento di composizione negoziata della crisi.

Nel caso esaminato dal Tribunale di Milano, una società presentava un’istanza di proroga delle misure protettive di 60 giorni. Sulla richiesta l’esperto esprimeva parere negativo segnalando diverse criticità.  In particolare, quest’ultimo riferiva che, da un alto, la società aveva posto in essere un’attività di contatto stragiudiziale con i creditori, con trasmissione di documenti, in sua assenza e fuori dall’ambito della composizione negoziata e, dall’altro lato, segnalava la difficoltà nel reperire le necessarie informazioni e i documenti societari di supporto per lo svolgimento del suo operato a causa di una certa ritrosia manifestata dall’imprenditore a fornire quanto richiesto. Peraltro, nel merito l’esperto escludeva la sussistenza di una ragionevole probabilità di perseguire il risanamento.

Il Giudice rigettava la richiesta di proroga, sulla base del parere negativo da parte dell’esperto, e precisava il ruolo che questo svolge nel procedimento della composizione negoziata della crisi, affermando l’indispensabilità della sua partecipazione in ogni fase della procedura in quanto garante e mediatore dei diversi interessi contrapposti. Aggiungeva, altresì, che per permettere all’esperto di espletare tale compito l’imprenditore deve fornirgli tutte le informazioni necessarie, senza alcuna omissione, considerando che tutte le informazioni acquisite sono coperte da riservatezza.

Considerato ciò, la società ricorrente non coinvolgendo l’esperto ha contravvenuto, secondo il Tribunale, al suo dovere di buona fede, chiarezza, correttezza e collaborazione verso l’esperto e il ceto creditorio, ponendo in essere condotte contrarie al corretto perseguimento di una composizione negoziata assistita e consapevole.

Nel secondo provvedimento una società ricorreva dinnanzi al Tribunale di Verona per la conferma delle misure protettive. L’attuazione della proposta del piano di risanamento si basava su due accordi: in primis un accordo commerciale in forza del quale la società aveva ottenuto una rilevante commessa di produzione per un contratto da dieci milioni di euro per la produzione di una linea di un marchio commerciale molto noto. Il secondo contratto veniva stipulato con un fondo, poco prima dell’avvio del procedimento di composizione, attraverso il quale il fondo si impegnava a patrimonializzare la società mediante la sottoscrizione di un aumento di capitale ad essa riservato.

Tali operazioni, poste alla base del risanamento, non venivano comunicate né all’esperto né ai creditori e nessuna documentazione in merito veniva depositata in sede di ricorso per la conferma delle misure protettive. Il Giudice, nonostante ciò, confermava le misure protettive, ritenendo che il mancato coinvolgimento da parte dell’esperto, non poteva rappresentare un elemento ostativo alla summenzionata conferma. Ciò, veniva ritenuto in un’ottica di un contemperamento dei diversi interessi in gioco: in particolare, affermandosi legittimo tutelare l’interesse del debitore a salvaguardare la riservatezza della documentazione contenente informazioni inerenti il ciclo produttivo e/o alle attività commerciali, che richiede nella fase iniziale un sacrificio ancorché temporaneo da parte dei creditori.

Il Tribunale di Verona giunge a tale conclusione nonostante precisi che, da un lato, l’esperto è tenuto ad un obbligo di riservatezza e, dall’altro che, il contenuto della proposta di risanamento contiene informazioni necessarie ed appropriate affinché i creditori possano consapevolmente decidere se aderire o meno alla proposta che verrà formulata dalla società debitrice, e che dunque ciò presuppone che la manovra non sia soltanto abbozzata, ma definita nei suoi termini esatti.

 

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Recentissime di giurisprudenza in materia di composizione negoziata della crisi d’impresa

Tribunale di Perugia del 21 marzo 2024 (proroga della composizione negoziata della crisi)

Là dove, per effetto della proroga delle misure protettive, sia prorogata pure la durata della procedura di composizione negoziata non per la durata complessiva delle misure medesime ma per un successivo periodo di 180 giorni, resta comunque ferma la cessazione per l’imprenditore dell’ “ombrello protettivo” offerto dallo “stay”: onde le trattative – ove dovessero proseguire – non potrebbero comunque avvalersi della copertura derivante dal blocco delle iniziative esecutive o cautelari da parte dei creditori.

Nella composizione negoziata la determinazione circa il momento entro il quale depositare la relazione finale compete sempre all’Esperto, in quanto l’Autorità giudiziaria è estranea al percorso della negoziazione se non per la parentesi della conferma delle misure protettive e, anche in tale sede, non potrebbe comunque ordinare ovvero consentire la prosecuzione della negoziazione.

Dopo l’emissione di un provvedimento accertativo della cessazione degli effetti delle misure protettive è rimessa all’Esperto la valutazione della prosecuzione delle trattative – in assenza dello stay – per la composizione negoziata della crisi fino al termine massimo di 360 giorni.

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Tribunale di Urbino del 9 marzo 2024 (richiesta di conferma delle misure protettive ex art. 18 C.C.I.I.)

Il ricorso per la conferma delle misure protettive va notificato soltanto ai creditori che all’atto del deposito della richiesta di conferma delle misure abbiano già dato impulso ad azioni esecutive sul patrimonio della società (anche se il provvedimento è destinato a essere efficace nei confronti della generalità dei creditori). Le esigenze conoscitive degli altri creditori sono soddisfatte dall’onere del debitore di richiedere la pubblicazione nel Registro delle Imprese del ricorso e del numero di ruolo del procedimento di convalida. 

La delibazione giudiziale da operare in sede di conferma delle misure protettive deve incentrarsi sulla verifica della ricorrenza di una situazione di squilibrio patrimoniale e/o economico-finanziario che possa essere superata sulla scorta di un relativo piano e all’esito di interlocuzioni assistite dall’Esperto con il ceto creditorio.

Devono ritenersi riscontrabili i presupposti di legge per la conferma delle misure protettive, allorché l’accertata situazione di precarietà della società ricorrente appaia poter trovare ragionevoli possibilità di superamento col percorso delineato dalla medesima, e ciò nonostante l’Esperto abbia sollevato perplessità circa l’attitudine delle strategie di intervento a superare la crisi. 

Che la conferma delle misure protettive sia funzionale al percorso di risanamento si può trarre dalla circostanza che le strategie programmate presuppongano la fisiologica operatività dell’impresa.

 

TRIB_URBINO DEL 9.03.24

 

Piano di risanamento – Parere dell'esperto

1. Tribunale di Fermo del 07.02.2024:

Composizione negoziata Presupposti Progetto piano di risanamento Contenuti

Incombe sull’imprenditore l’obbligo di depositare sin dall’inizio della procedura quello che l’art. 17, co. 3, lett. b), CCII, definisce come “progetto di piano di risanamento”, definizione dalla quale si trae la necessità che lo stesso contempli l’enucleazione, pur sommaria, ma in ogni caso definita e chiara, degli obiettivi ristrutturatori dell’impresa e delle iniziative a tal fine funzionali e, conclusivamente, una impostazione iniziale del tragitto di recupero dell’equilibrio economico finanziario e degli interventi che si intenderà realizzare a tal fine. 

Composizione negoziata Proroga delle misure protettive Presupposti – Necessità o meno del deposito del piano di risanamento definitivo Negazione – Genericità del parere dell’Esperto - Ammissibilità

Qualora sia richiesta una proroga del termine concesso per le misure protettive e pertanto dopo un apprezzabile periodo dalla nomina dell’Esperto, la compiuta elaborazione e definizione di un piano in seno alla composizione negoziata non può ritenersi attività rimessa unicamente al debitore e ai suoi professionisti, ma è un compito ascrivibile allo stesso Esperto, nel concerto fra debitore e creditori, sulla base del progetto depositato dall’imprenditore; il deposito di un piano definitivo non costituisce infatti onere riconducibile all’impresa che accede a questo strumento, essendo il percorso negoziale finalizzato proprio ad individuare una strategia concreta di possibile risanamento, in esito alla negoziazione condotte sotto le cure dell'Esperto.

È dunque ammissibile che il parere dell’Esperto sia pure estremamente generico, là dove si ritenga che tale genericità sia conseguenza del fatto che il piano di risanamento non sia stato ancora compiutamente definito e quindi non possano essere state accertate le concrete prospettive di risanamento: sì che al momento in cui l’Esperto ha redatto il parere egli era verosimilmente in attesa di ricevere aggiornamenti sull’avvio delle trattative.

 

2. Tribunale di Torre Annunziata del 24.01.2024:

Composizione negoziata Conferma delle misure protettive Presupposti – Parere dell’esperto Contenuti

L’art. 19, comma quarto, CCII, prevede che il parere dell’Esperto indipendente, da esaminare in udienza, debba riguardare la funzionalità delle misure richieste al buon esito delle trattative. Tuttavia, tale locuzione normativa, implica (quantomeno) che il parere in esame verta anche su una serie di elementi ulteriori, quali: il controllo del deposito di tutta la documentazione prescritta e, di conseguenza, la congruità dei documenti depositati, in particolare del piano di risanamento e dell’attestazione dell’imprenditore circa la risanabilità dell’impresa; la valutazione della struttura organizzativa, amministrativa e contabile dell’impresa, in conformità all’articolo 2086 del codice civile (cosiddetti “adeguati assetti”); la circostanza che risultino avviate trattative in corso con i creditori, descrivendo lo stato delle stesse; la considerazione dell’incidenza delle misure protettive sui diritti di terzi e che le stesse risultano funzionali allo svolgimento delle trattative ed al risanamento della crisi, potendo eventuali iniziative assunte da singoli creditori pregiudicare l’attuazione del piano proposto; un giudizio positivo riguardo alla effettiva e concreta fattibilità giuridica ed economica del piano ( valutabile al momento soltanto in termini di ragionevole prognosi). 

Composizione negoziata Conferma delle misure protettive – Presupposti – Parere dell’espertoModalità di elaborazione 

Ai fini della redazione del parere è fondamentale che l’Esperto esamini con attenzione i rapporti attuali tra il debitore e i creditori destinatari dell’istanza cautelare specifica e che includa anche considerazioni sugli esiti del test pratico e sulla risanabilità dell’impresa. In particolare, il piano di risanamento, redatto dall’imprenditore prima o durante la composizione negoziata, deve essere sottoposto ad una analisi di coerenza da parte dell’Esperto sulla base della apposita check-list. L’Esperto deve inoltre esaminare l’adeguatezza delle strategie e delle iniziative industriali.

 

(1-2) I due provvedimenti sono particolarmente interessanti poiché, a fronte di fattispecie caratterizzate dalla genericità del piano di risanamento e del parere dell’Esperto, giungono a due soluzioni opposte in ordine alla conferma o meno delle misure protettive ex art. 18 C.C.I.I.

Nonostante in entrambi i casi l’Esperto si sia espresso favorevolmente rispetto alla conferma delle misure protettive, e sempre con parere ritenuto generico, in un caso, tale genericità non ha inciso sulla decisione di conferma pronunciata dal Tribunale, mentre nell’altro essa ha determinato il rigetto dell’istanza.

Nella prima fattispecie, oggetto della decisione del Giudice di Fermo, questi ha qualificato la genericità del parere come una normale conseguenza del fatto che il piano di risanamento non era stato ancora compiutamente definito, essendo in una fase iniziale della procedura, e che quindi non era possibile per l’Esperto accertare le concrete prospettive di risanamento, specie se si considera che al momento della redazione del parere le trattative non erano state neppure avviate. Parimenti, anche sul progetto del piano il Giudice ha rilevato che esso deve contenere l’enucleazione definita e chiara, pur in maniera sommaria, degli obiettivi di ristrutturazione dell’impresa e delle iniziate a tal fine funzionali. Nella specie, pur non ritenendo il contenuto del piano sufficientemente dettagliato, il Giudice ha comunque valutato positivamente il progetto.

Nella seconda fattispecie il Tribunale di Torre Annunziata ha rigettato l’istanza di conferma delle misure protettive per due serie di ragioni, una inerente il progetto di risanamento e l’altra il parere dell’Esperto.

Sotto il primo profilo, il Giudice ha valutato negativamente il piano di risanamento proposto, che prevedeva la cessione dell’intera azienda, perché ritenuto fumoso, a tratti opaco, inetto, assimilabile più ad una mera dichiarazioni di intenti che ad una concreta prospettiva di rilancio. Sotto il secondo profilo, il Tribunale ha rilevato che il parere non presentava le valutazioni minime richieste dalla legge per orientare l’interprete nella direzione verso la conferma o la revoca delle misure protettive.

Il provvedimento in questione è interessante in quanto cerca di fornire un’interpretazione della disposizione dell’art. 19, co. 4, C.C.I.I., nella parte in cui prevede che l'Esperto è chiamato ad esprimere il proprio parere sulla funzionalità delle misure richieste ad assicurare il buon esito delle trattative. Da tale previsione il Giudice ha desunto gli elementi che il parere, per essere esaustivo, deve contenere, come ad esempio: un controllo sulla completezza e congruità della documentazione depositata da parte della società; giudizio positivo riguardo l’effettiva e concreta fattibilità giuridica ed economica del piano; valutazione della struttura organizzativa, amministrativa e contabile ex art. 2086 cc; verifica che le trattative siano state avviate (ecc.).

Va notato come, in relazione a tale ultimo elemento, sebbene in entrambe le fattispecie le trattative con i creditori non fossero state ancora intraprese, mentre il Tribunale di Fermo non abbia ritenuto tale circostanza ostativa ai fini della valutazione positiva del parere dell’esperto, il Tribunale di Torre Annunziata abbia invece reputato tale circostanze come ulteriore indice di rilevante lacunosità del parere stesso.

 

TRIB_ FERMO DEL 07.02.24

TRIB_DI TORRE ANNUNZIATA DEL 24.01.24